La cromoterapia è una medicina alternativa non scientifica e non verificata la quale ricorre ai colori sostenendone l’effetto terapeutico per la cura delle malattie.
L’utilizzo dei colori sarebbe regolato da principi comuni, condivisi anche nella scelta degli stessi in altre situazioni quali la ricerca di abiti da indossare o, per esempio, di tinte adatte alle pareti della propria abitazione che denotino una certa personalità o stimolino (contrastino) uno dato stato d’animo.
Si può riassumere sostenendo che la cromoterapia possa aiutare corpo e mente a ritrovare il proprio equilibrio, comportando dei benefici sia fisici che psichici in graado di stimolare il corpo e placare alcuni sintomi.
Le origini
Egitto
Gli egiziani, alquanto illuminati come popolo, restituiscono testimonianze di pratiche cromoterapiche fin dagli albori della loro esistenza. La mitologia egiziana ascrive al dio Thot la scoperta della cromoterapia.
Secondo la tradizione ermetica, egiziani e greci ricorrevano a minerali, pietre, cristalli e unguenti colorati, oltre a dipingere anche le pareti dei luoghi di cura.
Sempre nell’antico Egitto, a ogni colore veniva attribuito un nome che ne identificava un “potenziale”, ovverosia la funzionalità :
- il nero (KeM): simbolo di fertilità ;
- il giallo (KeNiT): sinonimo di “oro” – come nell’alchimia – simboleggia la divinità solare (con funzione di irraggiamento continuo);
- il rosso (DeSHeR): simbolo di sangue e fuoco. Può essere un’energia positiva o negativa, ma è sempre sinonimo di estremismo, andando dall’estrema ostilità del “deserto” e del comportamento “folle” alla più grande bontà : un cuore forte e un sangue rigenerato sono sinonimi di buona salute; nell’antichità le malattie erano sintomo di comportamento vizioso e perverso (leggasi: disarmonico rispetto alle leggi dello spirito e della natura).
Alla luce di questo, si può comprendere il ricorso e la creazione del medicinale PeKheReT (nel cui geroglifico venivano simboleggiati sia la fermentazione del pane che i visceri intestinali); la cura era preparata magicamente: per magia (HeKA) si intendeva l’energia primordiale (causale) trascendente questo mondo e anteriore alla creazione stessa dei Neter.
Ergo, il rimedio doveva “fluire” per il corpo, diffondendosi “armoniosamente”.
Si può dedurre, quindi, che l’approccio ai colori e alle cure della civiltà egiziana e di quelle a essa coevesi fondi su una considerazione religiosa-magica-astrologica del rapporto fra malattia, cura e trascendenza.
Konrad Spindler (L’uomo dei ghiacci, ed. Mondolibri spa Milano su licenza Nuova Pratiche Editrice) riporta che sono stati ritrovati su un uomo (la mummia del Similaum) vissuto circa cinquemila anni fa e ritrovato sulle Alpi italiane dei tatuaggi eseguiti sulla pelle di alcune articolazioni colpite da artrite.
Grecia
I greci associavano i colori ai quattro elementi fondamentali (aria, fuoco, acqua e terra), a loro volta associati ai quattro “umori” o “fluidi del corpo”:
- la bile gialla
- il sangue (rosso)
- il flegma (bianco)
- la bile nera
a propria volta prodotti da quattro organi distinti:
- milza
- cuore
- fegato
- cervello
La salute e la malattia dipendevano dall’equilibrio (o lo sbilanciamento) di questi elementi. I colori, inoltre, venivano anche utilizzati come trattamento contro le malattie.
Il medico e filosofo persiano Avicenna (Ibn Sina) sosteneva che
il colore è un sintomo osservabile della malattia
indi ideò una carta che metteva in relazione i colori con la temperatura e la condizione fisica del corpo (per esempio, secondo Avicenna, il rosso faceva scorrere il sangue ed era perciò sconsigliato in caso di ferite o emorragie, mentre il blu lo “raffreddava” e favoriva la coagulazione).
India
La medicina ayurvedica non era da meno, considerando con importanza l’influenza dei colori sull’equilibrio dei chakra, i centri di energia sottile associati alle principali ghiandole del corpo.
Cina
I cinesi affidavano il proprio benessere fisico all’azione dei vari colori:
- giallo: legato alla guarigione dell’intestino
- violetto per contenere gli attacchi epilettici.
Ben diffusa era anche la pratica di coprire la camera del paziente con teli di colore adeguato che facessero pendent con gli abiti dello stesso.
Dal medioevo all’era moderna
Nel medioevo la cromoterapia ebbe fortune alterne, per poi essere declassata a pseudoscienza durante l’illuminismo il quale ne evidenziò la mancanza di riscontri ed evidenze scientifiche. Nonostante ciò, le terapie cromoterapiche continuarono a essere praticate regolarmente.
Di rilievo la testimonianza (tra le prima in età moderna) del generale statunitense Augustus J. Pleasanton il quale pubblicò, nel 1871, il libro The influence of the blue ray of the sunlight and the blue color of the sky (L’influenza del raggio blu del sole e del colore blu del cielo).
Attraverso il suo saggio, Pleasanton esponeva le sue ragioni, maturate nel decennio precedente, secondo cui la luce del sole, filtrata attraverso vetri blu, acquistasse proprietà curative (il libro stesso fu stampato su carta blu).
Sulla scia delle sue idee, altre simili furono sostenute dal dottor Seth Pancoast di Filadelfia, il quale pubblicò nel 1877 il libro Blue and red light (Luce blu e rossa) stampato a caratteri blu su carta bianca con bordo rosso.
A detta sua, questi due colori avevano una loro specificità terapeutica.
L’anno successivo, nel 1878, l’americano Edwin Babitt pubblicò il suo The principle of light and color (Il principio della luce e del colore) di rilevanza mondiale e pose la prima pietra per la moderna cromoterapia.
Negli anni 20 del 900, il colonnello indiano Dinshah Pestanji Framji Ghadiali inventò la “spettrocromoterapia” con cui si prevedeva l’utilizzo di luci di colori diversi, unite a prescrizioni dietetiche per ogni patologia. Il colonnello operò per circa trent’anni in USA (accumulando processi con accuse di truffa), ove costruì il suo marchingegno che consisteva in una forte sorgente luminosa davanti alla quale potevano essere inseriti filtri colorati. Non mancò di redigere un’imponende enciclopedia di tre volumi (la Spectro-Chrome Metry Encyclopedia) né di avviare un periodico mensile dal titolo Spectro-Chrome.
Predecessori meno discussi del precedente furono l’italiano Antonino Sciascia e il danese Niels Finsen, pionieri della ricerca sulla luce. Entrambi medici e scienziati, nel 1892 e nel 1893, informarono il mondo accademico delle loro scoperte sulla fototerapia. In base alla dimostrazione dei risultati ottenuti con una tecnica per curare le cicatrici da vaiolo tramite esposizione alla luce, Finsen aprì la strada a studi medici sui reali effetti della luce sul corpo umano, e ricevette il premio Nobel nel 1903 per le sue scoperte sulla fototerapia nella cura della tubercolosi.
Effetti dei colori
La cromoterapia associa ogni colore a particolari caratteristiche psichiche e spirituali sostenendone particolari effetti sul funzionamento dell’organismo. A ciascun colore vengono poi associate proprietà specifiche, spesso basate su semplici analogie psicologiche.
Ecco alcuni esempi (privi di riscontri scientifici) di settore.
Rosso
Il rosso ha valenze sia positive che negative. Da un lato il rosso è il colore dell’amore, dall’altro è il colore del fuoco, e quindi può rappresentare il calore e l’energia vitale.
Questo colore viene associato alla forza, alla velocità , al desiderio, al pericolo, alla battaglia, al sangue, all’eccitazione sessuale e alla passione.
Arancione
L’arancione avrebbe secondo la cromoterapia un’azione liberatoria sulle funzioni fisiche e mentali e un grosso effetto di integrazione e di distribuzione dell’energia, inducendo serenità , entusiasmo, allegria, voglia di vivere, ottimismo, positività dei sentimenti, salubre approccio al lavoro, sinergia fisica e mentale.
Giallo
Il giallo viene associato alla parte sinistra del cervello e in genere al lato intellettuale, con effetti di stimolazione e aiuto nello studio. È considerato un colore protettivo e concreto, in aiuto a chi è troppo aperto o troppo creativo, associato alla felicità , all’ottimismo e alla immaginazione, generatore di buon umore, sia che si indossino indumenti di tale colore sia come tinteggiatura per le pareti.
Verde
Il verde, colore fondamentale della natura, è il colore dell’armonia: simboleggia la speranza, l’equilibrio, la rigenerazione e il nutrimento. È un colore fresco, rilassante, favorisce la riflessione, la calma, la concentrazione.
Blu
Il blu è un colore calmante e rinfrescante. Per le teorie di settore, è un colore che calma e modera e che fa dimenticare i problemi di tutti i giorni.
Nero
Nell’architettura di interni, il colore tende ad esprimere la personalità dei dimoranti, che per definizione è unica ed irripetibile. Il colore nero, in particolare, veicola un messaggio paraverbale di austerità , dignità e distinzione. Il nero è il colore della forza.
Il nero è stato fin dal Medioevo per secoli un colore dei paramenti liturgici per esprimere astinenza, penitenza e lutto: i sacerdoti cristiani potevano ed erano obbligati ad indossarlo unicamente nelle feste dei defunti, durante l’Avvento e la Quaresima, per la festa degli Innocenti martiri.
Colori e chakra
Spesso chi pratica cromoterapia come tecnica della medicina ayurvedica è solito abbinare i colori ai chakra, i “punti di energia” che sono posti, secondo teorie filosofiche antiche, in corrispondenza di diverse ghiandole endocrine: secondo questa teoria, le energie dei chakra sono collegate con il sistema nervoso parasimpatico e autonomo e con la regolazione degli ormoni. I chakra sono sette, divisi in tre superiori e quattro inferiori. Ognuno dei sette corrisponde a uno dei sette colori dell’arcobaleno (più il bianco) e influisce, su un particolare organo o su una delle principali ghiandole del nostro corpo.
La seguente tabella riporta alcune delle proprietà di ogni chakra e del colore ad esso associato: