Grano dei morti: dolce lucano

Il grano dei morti è un antico dolce del mese di novembre legato alla ricorrenza della commemorazione dei defunti.

Si chiama “grano” proprio perché, tra i pochi e semplici ingredienti che lo compongono, vi è in primis del grano cui si aggiungono: noci, chicchi di melograno conditi con sciroppo di vincotto di mosto o di fichi.

Il nome

Nonostante “grano dei morti” possa apparire lugubre, in realtà non lo è! Esso richiama la vita, infatti tutti gli ingredienti utilizzati danno parte proprio del ciclo continuo di vita e di morte.

Ricetta

Ingredienti per tre persone:

  • 100 g di grano
  • 1 melagrana
  • 9 noci
  • 3 cucchiai di vincotto di fichi o di mosto (oppure malto d’orzo o di riso reperibile nei negozi bio)
  • a piacere aggiungere pezzetti di cioccolato o cannella e zucchero
  • è possibile sostituire il grano con grano saraceno o riso integrale (per celiaci) oppure con orzo o farro

Preparazione:

  • mettere in ammollo il grano tutta la notte (a meno di grano precotto)
  • sciacquarlo il giorno e cuocere in una casseruola coperto con abbondante acqua fredda. Farlo cuocere un’ora dal momento in cui l’acqua inizia a bollire (10′ o il tempo indicato sulla confezione per quello precotto). Lasciarlo raffreddare e solo successivamente scolarlo.
  • condire con noci spezzettate, melagrana e abbondante vincotto e servire

Se decidete di prepararne in grandi quantità, il consiglio è di non condire tutto il grano in anticipo, ma di conservarlo in frigorifero e farlo al momento di servire.

Curiosità

Nonostante la ricetta del grano dei morti sia giunta a noi attraverso la tradizione cristiana, è in realtà di origine pagana (come quasi tutti i dolci che si preparano per la festa dei morti).

La costante che lega questi dolce è la presenza dei semi, dall’evidente significato simbolico: la rinascita. Il seme rappresenta una nuova vita, pertanto vi è l’augurio di un abbondante raccolto. Quello del melograno, inoltre, simboleggia sì abbondanza e fertilità ma anche onestà e giustizia.

La semina vede il chicco interrato che deve superare l’inverno rigido prima di germogliare, ecco perché ci si appella all’aiuto dei morti per prendersene cura. In vambio, i vivi si prenderanno cura dei morti, visitandone le tombe, offrendo loro del cibo e un cero a illuminare la strada per raggiungere il regno dei vivi e per far ritorno nel proprio.

I celti consideravano questo periodo come un capodanno: tra il 31 ottobre e l’1 novembre i morti comunicavano con i vivi.

La festa dei defunti coincide con la conclusione dell’anno agricolo nel periodo delle arature e delle ultime semine: da qui la celebrazione, come ringraziamento alla terra per i frutti che ha già dato e per i futuri.dov’è diffusa la religione greco-ortodossa.

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