Lauria è un comune della provincia di Potenza. È il centro storicamente più grande, territorialmente e demograficamente, della Lucania sud-occidentale. Confina con Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Latronico, Castelsaraceno, Moliterno, Lagonegro, Nemoli, Trecchina, e con i centri della provincia di Cosenza: Tortora e Laino Borgo.
Il suo territorio è posto come crocevia delle valli del Sinni, del Mercure, del Noce e dell’Agri. Suddivisa nei due agglomerati medievali del castello e del borgo, fu sede di contea nonché terra d’origine del leggendario Ruggiero di Lauria.
Geografia fisica
La città, tra Campania e Calabria, è punto di snodo di tre principali direttrici viarie:
- l’autostrada A2 (Autostrada del Mediterraneo) Salerno–Reggio Calabria, che ricalca pressappoco l’antica via romana Capua-Rhegium;
- la Fondovalle Sinnica, che porta alla costa ionica lucana;
- la Fondovalle del Noce che collega l’autostrada A2 con la costa tirrenica calabro–lucana.
Rappresenta inoltre il punto d’incontro di tre valli:
- quella del Noce,
- quella del Sinni
- quella del Mercure.
Ad esse si dovrebbe aggiungere storicamente anche la Val d’Agri raggiungibile tramite l’antico percorso per Moliterno, ormai di livello secondario e in lunga attesa di adeguamento.
Lauria si ritrova in mezzo a uno tra i più suggestivi paesaggi dell’Appennino Meridionale, che ricomprende Maratea, il Parco nazionale del Pollino, il Parco nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese e il massiccio del Sirino.
Storia
Origini
Nelle fonti scritte, fortemente penalizzate dalla distruzione dell’archivio cittadino, avvenuto durante il massacro di Lauria, l’antico nome Uria compare per la prima volta in un documento redatto nel 1079 dall’arcivescovo di Salerno, Alfano. Appare però improbabile che la sua area, attraversata in epoca romana dalla via Popilia, la più importante direttrice Nord-Sud dell’Italia meridionale (ricalcata oggi dall’A2), sia rimasta disabitata fino al X secolo.
Importanti ritrovamenti di una tomba di epoca lucana in località Malfitano, parlano chiaramente di un importante sviluppo antropico almeno preromano. Scavi archeologici, da lungo tempo invocati, porterebbero alla luce con ogni probabilità una meravigliosa storia millenaria.
Una teoria leggendaria fa risalire la fondazione della città in epoca precedente al 400 a.C. ad opera di una colonia greco–cretese, guidata da Teocle e Menippe, che giunta nell’attuale valle del Noce, a Piano dei Peri (Trecchina), decise d’insediarsi nel posto chiamandolo Iriae, in memoria dell’iride (latino: iris) che li aveva benevolmente accolti.
La tesi della colonizzazione greca non è mai stata verificata per l’assenza di una sistematica campagna di scavi sul territorio comunale e nei paesi limitrofi; rimane ampia pure la gamma di possibilità sulle origini del nome. Non è escluso che sul suo territorio si trovasse, in epoca romana, la cittadina di Mendicoleus.
Il canonico don Nicola Curzio ha spiegato la nascita della città come il risultato della migrazione, in tempi diversi, di gente scampata alla distruzione delle vicine Iriae, Seleuci e Blanda. Iriae si presume possa essere la città, menzionata prima, i cui abitanti decisero di trovare rifugio, per qualche sconosciuta ragione (presumibilmente tra il 280 e il 275 a.C. a causa delle incursioni di Pirro che combatteva contro i romani), nei luoghi in cui poi sorgerà il castello di Ruggiero di Lauria e che all’epoca erano ricoperti abbondantemente di piante di lauro; Seleuci, viene idealmente collocata nella contrada, che poi ha italianizzato il suo nome in Seluci, rasa al suolo dai romani nel corso della seconda guerra punica (fine del III secolo a.C.) per il sostegno offerto ai cartaginesi; Blanda, invece, sarebbe stata individuata in una porzione di territorio, nei pressi di Tortora, che nel 914 d.C. fu definitivamente distrutta dai saraceni con la conseguenza di essere abbandonata dalla popolazione, spostatasi in parte nell’attuale quartiere Ravita, tra i due rioni della città.
Dalla contrazione delle parole latine laurus (lauro) e Iriae sarebbe, quindi, derivato originariamente il nome, Lauria, anche se l’etimologia ipotizza che il suo nome derivi invece dal contenitore per l’olio, posto sotto il torchio, che i bizantini chiamavano laurion. Più verosimile è l’ipotesi che la rifondata Iriae sia poi diventata Uria (città aurea) per volere del tribuno consolare Caio Emilio Mamercino (latino: Caius Æmilius Mamercinus) che volle premiare la laboriosità degli abitanti.
Lo scrittore francescano, Giovanni Franchini, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, facendo riferimento agli antichi latini, chiama Lauria coi nomi di Ulci, Ulciana Colonia, Luria e Laorina.
Nel 406 i visigoti di Alarico la distrussero ma nel 460, mentre i vandali proseguivano l’opera di distruzione dell’Impero Romano d’Occidente di Maggioriano che decadeva lentamente, fu interamente ricostruita ai piedi della torre costruita dai saraceni, la quale sarà, in seguito, sostituita dal castello dell’ammiraglio aragonese Ruggiero di Lauria.
Nel VII secolo confluì nei domini longobardi del ducato di Benevento e soffrì di frequente delle incursioni di saraceni, i quali infine distrussero il borgo nel 916. L’imperatore Michele IV il Paflagone liberò la città dai saraceni e le diede il simbolo del basilisco con la scritta Noli me tangere. Guglielmo d’Altavilla la chiamò infine Lauria, ispirandosi a un lauro verdeggiante che fece anche dipingere sullo stemma, a fianco del basilisco.
La prima fonte scritta di quest’antica città lucana risale, come già accennato, all’XI secolo e fa riferimento a una laura di monaci basiliani insediati sulla sommità del colle Armo, dove l’antica chiesa, distrutta nel 1806 dalle truppe napoleoniche del generale Andrea Massena, fu poi ricostruita per devozione alla Madonna Assunta.
Medioevo
Nella documentazione scritta ritroviamo Lauria, per la prima volta, almeno dal punto di vista di una chiara identificazione toponomastica, nel Medioevo. Secondo studiosi accreditati[senza fonte] il centro abitato sorse nel X secolo intorno ad una laura basiliana, che era sita nel luogo ove poi è stato edificato il santuario della Madonna dell’Armo. Probabilmente furono i Normanni, che si stabilirono nella zona saracena, detta Ravita (arabo: rabit, zona vicina o annessa), ed edificarono il castello di Ruggiero.
Dal XII secolo Lauria fu sede di un feudo in cui fiorivano artigianato e commercio. Lauria rappresentava a quell’epoca il centro politico ed economico della Valle del Noce: il feudatario era il capo incontrastato di questo microcosmo autonomo.
Capostipite della baronia normanna è Gibel de Loria, cui seguì Riccardo (dal 1254 al 1266), fedelissimo di re Manfredi, che, insieme a lui, trovò la morte nella battaglia di Benevento. È proprio con Riccardo che la città diviene, anche se per pochi anni, la prima sede del Giustizierato di Basilicata. Il primogenito di questi, Ruggiero, divenne celebre perché nominato ammiraglio d’Aragona da Pietro III: non fu mai sconfitto in combattimento e riuscì, più volte, ad uscire vittorioso da scontri con la flotta angioina.
Monumenti e luoghi d’interesse
- Rudere del medievale castello di Ruggiero e la restaurata casa natia con le reliquie del beato Domenico Lentini, entrambi nel quartiere Cafaro. Le numerose opere artistiche di varie epoche si concentrano prevalentemente nei luoghi di culto religioso.
- Chiesa madre di San Nicola di Bari: è la parrocchia del rione ospitante la tomba del Lentini; il suo campanile fu edificato sul preesistente torrione medievale; rimane incerto il periodo della sua fondazione a seguito dei moti napoleonici del 1806.
- Cappella di Santa Veneranda: è nascosta in un vicolo del quartiere Cafaro, sottostante al colle Armo ed è probabilmente la più antica del paese poiché fu costruita nel XII secolo.
- Cappella di San Pasquale Baylon e Santa Lucia: è situata lungo la scalinata del colle Armo.
- Santuario dell’Armo: nei pressi del castel Ruggiero, è eretto sul colle omonimo.
- Eremo di Sant’Elia e del Beato Domenico Lentini: contiene dipinti e oggetti sacri del ‘800 e la statua di sant’Anna.
- Cappella di San Biagio: è situata nel quartiere storico del Muraccione.
- Convento dei Padri Cappuccini: è annesso alla chiesa seicentesca di Sant’Antonio; conserva un prezioso affresco del ‘600 e le tele del polittico d’Ippolito Borghese
- Cappella di San Ferdinando: voluta dai Borbone, si trova nel quartiere Taverna.
Ph. Michele Luongo