Pietrapertosa: uno dei borghi più belli d’Italia

Pietrapertosa è un comune in provincia di Potenza, nonché il più alto della regione.

Insieme con i paesi limitrofi, forma il parco regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane. Già appartenente ai borghi più belli d’Italia, anche la CNN nel 2019 l’ha inserita nella propria lista dei venti più belli della penisola.

Geografia fisica

Il paese è costruito interamente sulla nuda roccia come se ve lo avessero incastonato, sfruttandone ogni anfratto.

Esso si sviluppa lungo la via principale, giungendo alle pendici del castello, di epoca romana. Questo viene dominato da un arco naturale, a lungo luogo di vedetta presidiato da sentinelle.

Peculiari del posto (come dell’intera area del parco) le opere di incanalamento delle acque meteoriche (scavate nella roccia viva), presenti sul basamento roccioso, come i gradini scavati nel masso. Questi, a dispetto dell’usura dovuta al tempo e al passaggio dei turisti, in realtà persistono longevi, restando una chicca della zona.

Storia

La città un tempo si chiamava “Pietraperciata” (ovverossia “pietra forata”). Il nome le era valso per la presenza di un foro in una grande rupe, visibile dalla città.

La sua fondazione non è certa. Le fonti più credibili, tuttavia, la datano nell’VIII secolo a.C., a opera dei pelasgi in transito nell’Italia del sud. Questo popolo eresse le proprie dimore nella parte bassa del paese innalzando, invece, fortificazioni sulle rocce per fermare l’eventuale avanzata dei nemici.

In seguito giunsero i greci dalla costa ionica, anch’essi in movimento verso l’interno per commerciare merci e manufatti. La loro presenza è testimoniata dall’anfiteatro e dal nome di alcune località, tipico della loro cultura (per esempio “La costa di Diana”).

I romani soppiantarono i cugini mediterranei, rendendo Pietrapertosa il proprio oppidum e costruendoviuna fortezza, sulla quale attualmente campeggia la chiesa di S. Francesco.

Le invasioni barbariche non la risparmiarono, vedendo goti prima e longobardi poi, che inclusero il borgo nel gastaldo di Acerenza. Giunsero quindi anche i bizantini, con la signoria del saraceno Bomar. Furono proprio i saraceni a creare le zone più caratteristiche di Pietrapertosa.

La discesa Normanna-Sveva vide il paese trasformarsi in uno dei più importanti centri strategici lucani, stante la posizione dominante della collina sottostante. E, nel 1268, prese parte alla rivolta ghibellina.

In epoca angioina divenne feudo di Guglielmo Tournespè nel 1269, vedendo il susseguirsi di ancora altri feudatari – Pietro de Burbura (1278), Giovanni Borbone (1280) per sempio -.

Dagli angioini agli aragonesi, ancora numerosi i casati a possedere la città: Gozzuti, Grappini Diazcarlon, conti di Alife. Nel XVI secolo, passò ai Carafa, agli Aprano, ai Campolongo, ai De Leonardis, ai Suardi, ai Iubero ed infine ai Sifola di Trani.

Importante evento si testimonia nel 1647 con la rivolta contro le gabelle imposte dai signori locali. Rivolta che venne repressa duramente tant’è che molti partecipanti tentarono la fuga, in particolar modo i più poveri, per sfuggire alle condanne venendo dichiarati banditi in caso di fuga senza previo pagamento dei tributi dovuti.

La soluzione fu darsi alla macchia, trasformandosi in ladruncoli che per vivere si davano a saccheggi e ruberie. Tra questi, anche dei monaci che avevano appoggiato la contestazione.

Il bandito forse più famoso è Scalandrone, anch’egli contadino, che operava nella valle del Basento.

Con l’avvento della dominazione francese di Gioacchino Murat, nell’88, Pietrapertosa divenne un centro liberale il cui governo era composto da un consiglio comunale, un decurionato, un sindaco e una guardia urbana per l’ordine pubblico, tutti nominati dal sovrano.

Tra il 1820 e il 1848 il popolo abbracciò i moti borbonici fino a che, nel 1860, alcuni cittadini si unirono anche ai “Mille”, patendo poco dopo il fenomeno del brigantaggio postunitario.

La folta popolazione venne decimata, a inizi ‘900, a causa della malaria come dell’emigrazione verso le Americhe.

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

  • Chiesa di San Giacomo Maggiore (Chiesa Matrice o Chiesa Madre)

È stata costruita durante il Basso Medioevo, nel 1400 circa.

L’originario impianto romanico è integro, soprattutto nell’aspetto massiccio delle strutture murarie che, con i restauri più recenti, sono state riportate allo stato di pietra a vista, in modo da restituire alla chiesa l’antica solennità medievale.

Lo stile romanico puro, inalterato, si denota ancora per numerosi altri elementi:

    • la mole imponente del campanile, scandito da cinque ordini di cornici marcapiano aggettanti, e attraversato alla base da un grande arcone sotto cui passa la via Vittorio Emanuele che costeggia la chiesa;
    • la planimetria interna con due sole navate (la terza è stata eliminata a causa dei successivi rimaneggiamenti) separate da un ordine di cinque grandi archi;
    • il presbiterio con rialzo;
    • una fonte battesimale totalmente in pietra, recuperata nel 1940 grazie a dei lavori di scavo per consolidamento, e sistemata sul piccolo sagrato antistate l’entrata principale.

All’interno, ancora numerosi elementi di pregio artistico e rilevanza storica:

    • quattro affreschi nei pennacchi tra le quattro arcate che sostengono il tetto del presbiterio;
    • un coro ligneo del XVI secolo; una cripta sotterranea;
    • un confessionale in legno del XVIII secolo.
  • Convento di San Francesco

Fu fondato nel 1474 dai Frati Minori Osservanti locali. Al suo interno conserva il dipinto Apparizione del Bambino a S. Antonio da Padova realizzato nel 1631 da Giovanni De Gregorio (alias Pietrafesa); l’Immacolata realizzata nel 1628 da Filiberto Guma e numerosi affreschi di Giovanni Luce.

  • Cappella di San Cataldo

Numerosi i richiami allo stile romanico, questo edificio è stato ristrutturato e ampliato a inizio ‘900 da maestri scalpellini locali.

Esso sorge su un’altura, sotto il Castello Normanno – Svevo, quasi all’ingresso dell’abitato. È forse la più antica chiesa del paese, dalle dimensioni ridotte e che probabilmente fu eretta nel XII sec. in onore dell’omonimo santo. San Cataldo godeva di grande considerazione dovuta alla sua opera di rievangelizzazione alla fine della dominazione saracena.

Nel sud Italia il santo veniva invocato anche contro le epidemia.

  • Cappella della Madonna del Rosario
  • Cappella di S. Rocco
  • Cappella del Purgatorio

Architetture civili

L’Arabata

Il nome è già abbastanza evocativo, dato che deriva proprio dagli arabi che dominarono per circa cinquant’anni. È il rione più antico ed è collocato nella zona più alta della città, inaccessibile al traffico, alle pendici – scoscese – del castello. È formato da casette contadine che poggiano su una roccia che riaffiora continuamente, creando un dedalo di stradine in salita e di scalini, con anche stalle e orticelli.

Orologio Solare o Meridiana di Pietrapertosa

Molto più recente rispetto ad altri monumenti, si trova sulla facciata di un edificio scolastico in Piazza Plebiscito.

La sua rilevanza è data dalla presenza sul quadrante di uno scorcio stilizzato del vecchio panorama di Pietrapertosa, dove dominava il caratteristico picco roccioso del “Becco della Civetta” (dalla forma di una roccia che sovrastava l’abitato e che riproduceva alla perfezione una civetta con il becco aperto). Una figura simbolica del paese, ormai abbattuta a seguito di un intervento di messa in sicurezza, all’inizio degli anni sessanta del secolo scorso.

Architetture militari

  • Torre del castello
  • Castello Normanno-Svevo

Complesso fortificato di epoca romana e che acquistò rilevanza sotto i normanni nel IX secolo. Si trova sulla cima della roccia cui si aggrappa la parte alta dell’abitato (il quartiere dell’Arabata). La sua posizione lo ha sempre reso una fortezza naturale favorevole alla presenza dell’uomo.

Il Castello di Pietrapertosa è posto nel punto più alto della Valle del Basento, da cui si può dominare un lungo tratto della vallata (che fino al XVI-XVII secolo costituiva una importante via di comunicazione tra le regioni costiere dei mari Ionio e Tirreno). Ciò spiega la funzione militare di avvistamento che prevedeva una sentinella in corrispondenza della vetta, coperta da un arco naturale, un foro sulla cima ben visibile anche dal fondo della valle dove si vede svettare questa grande roccia bucata.

Il fortilizio fu utilizzato prima dai saraceni guidati da Bomar, e in seguito diventò una roccaforte Normanno – Sveva. Abbandonato nel XVII secolo e ridotto in stato di rudere, il castello è stato recentemente sistemato con scavi che hanno riportato alla luce locali di servizio e importanti reperti archeologici che, purtroppo, giacquero a lungo sotto i detriti.

Cinema e televisione

Pietrapertosa è stata scelta per ospitare anche dei film:

    • Un paese quasi perfetto (2016) di Massimo Gaudioso
    • Moschettieri del re – La penultima missione (2018) di Giovanni Veronesi.

Nel 2018 appare nello spot dei giochi olimpici di Tokyo 2020, realizzato dalla Toyota.

Eventi

Pietrapertosa, con Castelmezzano, ospita un’attrazione turistico-sportiva particolarissima: il volo dell’angelo che unisce i due paesi per mezzo di due cavi d’acciaio su cui è possibile scivolare a 120 km orari a un’altezza di circa 400 m.

Letteratura

In questo caso scomodiamo addirittura Stephen King che cita Pietrapertosa nel romanzo L’istituto, designandola quale sede italiana di un’organizzazione segreta dedita a fini oscuri.

Artigianato

L cultura contadina e pastorale ha dato vita a diverse attività tradizionali, che si distinguono per la lavorazione del legno finalizzata sia alla produzione di mobili che di oggetti casalinghi, nonché per l’intaglio a fini artistici

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